Maurizio Cucchi
Sindrome del distacco e tregua
Accanto all’affabilità e alla pastosità porosa del mondo com’è, si accentua in questa nuova raccolta di Maurizio Cucchi un predicato di frugalità: abito mentale dell’io, ma soprattutto medium per umanizzare la realtà. Sindrome del distacco e tregua si suddivide in otto parti, prive di trama lineare, ove conta «l’insistere virtuale sulla scena, / la rapsodia sparsa e sempre minuziosa / delle circostanze». Emblema di poetica implicita, tale sigla rimanda a una compattezza intonativa e di sguardo che si avvale – più che in passato – di modalità davvero sperimentali di scrittura e d’espressione: alla polifonia e drammaturgia metrico-prosodiche di cui Cucchi è maestro si aggiungono qui stacchi in prosa tutti funzionali, oltre a due fotografie pienamente empatiche a un libro magnifico, struggente, necessario. Cronotopo è l’atlante (fisico e interiore), che permette di trascorrere dall’ucraina Pryp’jat’ (a tre km da Černobyl’) a una Nizza amata e frequentata e alla natìa Milano, messa in emblema dalla centralità del Cenacolo di Leonardo fino ai margini delle sue banlieue, ripercorse attraverso la memoria viva di un libro in prosa per Cucchi fondamentale come La traversata di Milano (2007): omaggio ai mèntori della sua formazione, Sereni e Raboni. Il tempo di Sindrome del distacco e tregua è invece quello vertiginoso che salda insieme le epoche, dalla preistoria al Quattro e Seicento, fino ai brucianti fotogrammi del presente. Così può librarsi, questo Cucchi ispiratissimo, nella meraviglia aperta di una frugale quotidianità anonima.
Alberto Bertoni
“Che sia la fine o l'inizio, c'è in "Sindrome" un ulteriore passo verso la sospensione, verso la consapevolezza di una dimensione ignota dove "tutto entro il confine è compresente insieme", passaggio fondamentale per produrre straniamento.”
Mary B. Tolusso, "Il Piccolo" 10 febbraio 2019,
“Come pochi altri nel quadro della nostra poesia contemporanea, Cucchi ha un rapporto mobilissimo con la realtà, sintetizzato perfettamente anche dal continuo alternarsi fra prosa e versi, che struttura quasi per intero il libro.”
"Alias - Il manifesto" 17 febbraio 2019,
“La nuova raccolta di Maurizio Cucchi insiste sulle vicissitudini umane. L'autore si fida soltanto delle cose e delle parole concrete, di ciò che il sapore dell'esperienza diretta.”
Wolf testoni, "La Provincia di Lecco" 10 marzo 2019,
“Una raccolta di versi in otto parti, con inserti in prosa. Dalla preistoria al presente la rivendicazione della letteratura come valore perennemente in potenza, fra l'ucraina Pryp'jat (a tre km da Cernobile) una Nizza amata e frequentata e la natia Milano.”
Mario Baudino, "La Stampa" 16 marzo 2019,
“Questo deambulare fra strade e cascine periferiche, questo ammirare vecchi muri scrostati e sedie da giardino arrugginite, non sono altro, per Cucchi, che la ricerca di una "felicità frugale", di un modo di vivere più semplice, in cui gli oggetti hanno importanza in ragione dell'utilità che sanno fornire e gli uomini non rincorrono effimeri simulacri, ma la pienezza di una vita a stretto contatto con le cose. ”
Marco Molinari, "La Voce di Mantova" 7 maggio 2019,
“La prima cosa che colpisce è come il peta possa muoversi sinuoso tra le pieghe del tempo, fermandosi indifferentemente sulla preistoria, sul Seicento o sui drammi dell'attualità. Il secondo dato, ma specifico di questa raccolta, è come l'autore abbia scelto di lasciare più in controluce la cifra esistenziale, lo sguardo puntato sul destino individuale, per spostarsi invece sulla città.”
Alessandra Pacelli, "Il Mattino" 27 maggio 2019,
“Qui un'energia "poetica" , in un vorticoso percorso onirico, trascina il lettore dall'«immenso cortile di pietra» del collegio dei Salesiani a Milano fino alla cittadina ucraina di Pryp'jat' nei pressi di Chernobyl contaminata dal disastro nucleare del 1986, che assume così la connotazione di luogo simbolico di un viaggio onirico alimentato dalla fantasia, tracciato dal movimento del dito sopra l'atlante.”
Antonio Di Mauro, La Sicilia,
“Sempre probabilmente - la poesia non si spiega: si legge - le pagine più significative sono però quelle dedicate alla "Felicità frugale" di El Pinìn, ai suoi badili, alle sue vanghe, allo "schifo di pomodori spappolati": quella mitologia del quotidiano, quel canto modesto e sublime di "una cosa è una cosa è una cosa" di cui Cucchi è quasi insuperabile maestro. ”
Gian Marco Walch, Il Giorno,
“Un libro complesso; fitto di temi, sentimenti, esiti stilistici. Un libro profondamente necessario.”
Emilio Zucchi, La Gazzetta di Parma,
Maurizio Cucchi (Milano, 1945) è poeta, consulente letterario, pubblicista e traduttore. Tra le sue raccolte poetiche Il disperso (1976), Glenn (1982, premio Viareggio), Poesia della fonte (1993, premio Montale), Vite pulviscolari (2009), Malaspina (2013, premio Bagutta), Paradossalmente e con affanno (2017), Sindrome del distacco e tregua (2019). Ha curato con Stefano Giovanardi l'antologia Poeti italiani del secondo Novecento. 1945-1995 (1996, nuova edizione 2004), e ha raccolto saggi e articoli in Cronache di poesia (2010).
I suoi romanzi: Il male è nelle cose (2005), La maschera ritratto (2011), L'indifferenza dell'assassino (2012), La vita docile (2020).
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Maurizio Cucchi
Sindrome del distacco e tregua
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